A due passi dal centro storico di Putignano, la Casa del Sorriso accoglie ogni persona con la discrezione e la tenerezza di chi sa ascoltare.
 È un luogo dove la carità si fa stile: accanto al centro d’ascolto e alla distribuzione dei viveri, un piccolo spazio — curato come una boutique — offre abiti e scarpe a chi ne ha bisogno, con rispetto e attenzione.
Non si donano vestiti: si restituisce dignità.
 Ogni capo scelto con cura racconta che la bellezza non è privilegio di pochi, ma diritto di tutti.
 Tra scaffali ordinati e sorrisi sinceri, questa casa testimonia un Vangelo che veste, non solo il corpo ma anche il cuore, perché ogni persona possa sentirsi accolta, guardata, amata.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15, 11-24)
11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". 20Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: "Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa.
dall'esortazione apostolica del Santo Padre LEONE XIV, Dilexi te, n. 4
I discepoli di Gesù criticarono la donna che aveva versato sul suo capo un olio profumato molto prezioso: «Perché questo spreco? – dicevano – Si poteva venderlo per molto denaro e darlo ai poveri!». Ma il Signore disse loro: «I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me» (Mt 26,8-9.11). Quella donna aveva compreso che Gesù era il Messia umile e sofferente su cui riversare il suo amore: che consolazione quell’unguento sul capo che da lì a qualche giorno sarebbe stato tormentato dalle spine! Era un piccolo gesto, certo, ma chi soffre sa quanto sia grande anche un piccolo gesto di affetto e quanto sollievo possa recare. Gesù lo comprende e ne sancisce la perennità: «Dovunque sarà annunciato questo Vangelo, nel mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche ciò che ella ha fatto» (Mt 26,13). La semplicità di quel gesto rivela qualcosa di grande. Nessun gesto di affetto, neanche il più piccolo, sarà dimenticato, specialmente se rivolto a chi è nel dolore, nella solitudine, nel bisogno, com’era il Signore in quell’ora.
Il padre non rimprovera: riveste. Restituisce al figlio la dignità perduta, l’amore, la bellezza di chi ritrova casa. Così, alla Casa del Sorriso, ogni abito offerto diventa gesto di riscatto: un modo per dire “tu vali, sei importante”. Vestire un altro è riconoscere che la povertà non toglie valore, e che la cura ridona luce ai volti.
Nel Vangelo, il padre riveste il figlio prima ancora che chieda perdono.
 Chi nella tua vita avrebbe bisogno di essere “rivestito” di fiducia, di ascolto o di stima?
All’interno della Casa del Sorriso, osserva gli abiti esposti con ordine e cura.
 Scegline uno con lo sguardo — non per te, ma pensando alla persona che lo indosserà.
 Fai una breve preghiera in silenzio: “Signore, fa’ che ogni persona qui dentro si senta amata come Tu ami.”
 Il gesto ci ricorda che ogni capo donato diventa carezza di Vangelo.
Alla luce di quanto letto, vissuto, riflettuto, condiviso… inserite qui le parole che sintetizzano l’esperienza.
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